Il Laboratorio di Salute Popolare risponde alle sterili polemiche del centro destra di Bologna.

Poco più di una settimana dalla morte di Silvio Berlusconi è già sufficiente per iniziare a vedere i rappresentanti del suo partito provare a delegittimare un’esperienza straordinariamente radicata e apprezzata in città, conosciuta come una delle sperimentazioni più interessanti in Italia.

Lo stesso partito che fu tra i primi a cavalcare la scellerata legge 502/92 che introduceva l’aziendalizzazione della sanità e da allora ad oggi Forza Italia è uno dei maggiori responsabili della dismissione della sanità pubblica in favore di quella privata tramite sistematici e devastanti tagli al SSN. Tagli lineari attuati anche per mano dell’attuale governo che verosimilmente porteranno la sanità italiana al suo definitivo collasso, Emilia Romagna compresa naturalmente.

Per tutti i partiti che si sono alternati al governo del paese, tra i quali Forza Italia e il suo ventennio (in)glorioso la salute è sempre stata una merce e sempre lo sarà. Lo abbiamo visto bene durante la pandemia: se avevi 450 euro potevi farti assistere velocemente proprio dal San Raffaele, se non li avevi dovevi invece pregare di trovare un posto libero in un ospedale pubblico e sperare di trovare ancora il personale sanitario (senza nemmeno i DPI a disposizione) ancora in vita per poterti curare.

Ma veniamo a noi: chi rappresenta Forza Italia nella nostra Regione ha dimostrato semplicemente ignoranza o malafede nell’attaccare la nostra realtà. Una macchina del fango che però stavolta finirà per sporcare soltanto lei e i suoi alleati al Governo del paese.

A tal proposito infatti ora “diamo un po’ i numeri” anche noi: soltanto in questo ultimo anno il Laboratorio Salute Popolare tramite il suo ambulatorio odontoiatrico ha garantito in maniera completamente gratuita un totale di 1095 prestazioni odontoiatriche a favore di tutte quelle persone che non sono iscrivibili oppure ancora non sono iscritte al SSN. Come ad esempio le decine di profughe Ucraine ed i loro bambini che abbiamo curato finché erano in possesso del solo codice STP. Ci piacerebbe tanto che quelli di Forza Italia, intimi amici e ammiratori del signor Putin, provassero a spiegare a chi è scappato dalla guerra che quello che facciamo qui dentro è sbagliato. Già questo di per sé meriterebbe un bel “drop the mic” e fine della discussione ma noi vogliamo dirvi di più.

Ad oggi, le persone prese in carico (sempre in modo completamente gratuito) nel nostro sportello di sostegno Psicologico sono un totale di 123, tutte italiane. Tutti giovani precari studenti e/o lavoratori completamente abbandonati a loro stessi che non riescono a permettersi il lusso che oggi rappresenta la cura della salute mentale in questo paese. Persone completamente abbandonate a loro stesse come quelle che abbiamo incontrato in questo ultimo mese a Forlì dove, in mezzo a fango e sofferenza, non abbiamo certo incrociato la signora Castaldini.

Ma al Laboratorio Salute Popolare al contrario di chi professa il “prima gli italiani” ( ma solo quelli ricchi), non facciamo di certo distinzioni razziali.
Non le facciamo banalmente perché molti nostri volontari in questi anni hanno operato sia lungo la rotta balcanica, sia nel Mediterraneo Centrale e sappiamo benissimo che chi riesce ad arrivare in Italia è sempre portatore di enormi sofferenze dettate da viaggi estremamente violenti che purtroppo non sempre hanno un lieto fine (vedere strage di Cutro dove anche FI si macchia di sangue dal momento che governa insieme a Meloni e avvalla disegni criminali come il “decreto Piantedosi”). Come aiutiamo queste persone? Lo facciamo soprattutto provando a dare loro una mano a superare quei grandi muri e quelle frontiere che si trovano anche all’interno della nostra città e quindi facendo tutto ciò che è in nostro potere per garantire il più basilare dei diritti umani: l’accesso alle cure. Sono centinaia le persone persone che abbiamo aiutato in questi anni ad ottenere (o ri-ottenere) l’iscrizione all’anagrafe sanitaria orientandole nell’accesso ai servizi. E tutto questo avviene nel nostro ambulatorio medico/infermieristico.

Oltre a tutto questo, da qualche mese stiamo provando a dare risposte ad un’altra grande mancanza strutturale e la cui cura rappresenta già un lusso per molte donne in città: parliamo della salute ginecologica/riproduttiva. Tramite le consulenze con le nostre ginecologhe stiamo infatti costruendo uno spazio accogliente e di ascolto, dove l’elemento centrale della visita non è tanto la prestazione sanitaria in sé ma la relazione che andiamo ad instaurare con le nostre pazienti. Questo è il carattere “rivoluzionario” di questa neonata attività. Attività alla quale si sono già rivolte decine di donne che ci stanno dando dei feedback molto incoraggianti. Vale la pena sottolineare che tutto questo lavoro lo facciamo in stretta connessione e collaborazione con i consultori della città con i quali ci siamo confrontati anche pubblicamente qualche mese fa.

Infine risulta difficile quantificare l’enorme numero di persone che aiutiamo ed indirizziamo verso i servizi presenti nel territorio ogni giorno evitando moltissimi accessi impropri ai vari pronto soccorso. Non sentiamo quindi bisogno di ringraziamenti da parte di chi non gode della nostra stima, ma se si ricopre una carica pubblica pretendiamo almeno che si conosca l’argomento di cui si parla. Ma dato che si è scelta la via del discredito, lo rispediamo al mittente con forza. Per chi brancola nel buio in cerca di dati, ricordiamo che nel mese di marzo abbiamo presentato pubblicamente il primo report annuale del nostro “Triage sociale”, un’analisi interna dei nostri dati che restituisce una fotografia tanto oggettiva quanto allarmante della situazione sanitaria nella nostra città soprattutto per quanto riguarda le fasce più vulnerabili della popolazione.

Tutto questo è un lavoro aggiuntivo a quelli che svolgiamo per vivere: siamo medici, infermieri, dentisti e psicologi che mettono a disposizione la propria professionalità in maniera del tutto volontaria. Nessuno del LSP ha mai preso un euro per le prestazioni fornite qui dentro, altrochè “imprenditori del settore sanitario che vorrebbero fare la stessa cosa”.

Su una cosa siamo d’accordo però, lo ammettiamo, vale a dire su quanto sia difficile ottenere le autorizzazioni per aprire uno studio odontoiatrico. Noi ci abbiamo impiegato più di un anno di fatiche tra carte, uffici e riunioni, riuscendo ad ottenere quanto necessario. Ma alla fine di questo duro lavoro eravamo estremamente soddisfatti perchè al contrario dei furbetti che si fanno favori tra amici crediamo che quando c’è di mezzo la salute delle persone non si scherza con le normative vigenti.

E ora andiamo verso le conclusioni: il LSP non recepisce alcun finanziamento pubblico, anche se lo meriterebbe. Il LSP quindi non è tenuto quindi a pubblicare alcunché sul sito in merito. Ma noi siamo fieri di questo perché come diceva il grande Gino Strada, la cui recente scomparsa sì ci addolora ancora, “La salute non dovrebbe fare utili, al contrario, dovrebbe avere sempre un segno meno davanti“. In ogni caso il RUNTS è pubblico e consultabile perciò chiunque abbia voglia di vedere i bilanci della nostra OdV si accomodasse perché è lì che per legge li pubblichiamo.

Purtroppo però, aldilà delle battute, la realtà è che senza un adeguato supporto da parte delle istituzioni il LSP rischia di scomparire. Ci ha fatto tanto piacere infatti leggere le parole dell’assessore Rizzo Nervo a difesa della nostra esperienza ma ci chiediamo dove si sia arenato il discorso iniziato mesi e mesi fa su una possibile convenzione (parliamo di pochi spicci a copertura/rimborso di materiale consumabile e delle assicurazioni dei nostri volontari e del nostro direttore sanitario). Perché, ammesso e concesso che ci piaccia “essere una freccia nella faretra” di questa amministrazione, ci piacerebbe prima però essere messi nelle condizioni di non chiudere i battenti e poi di lavorare nel migliore dei modi riuscendo a garantire cure sempre migliori ad un numero sempre maggiore di persone. Essere messi appunto nelle stesse condizioni di altre realtà simili presenti in città. Ad oggi però alle belle parole e alle buone intenzioni non sono mai susseguiti i fatti e questo va constatato. Ci chiediamo dunque anche noi che parte intenda giocare in questa partita la dirigenza di AUSL, sempre che intenda giocarne una. Una coerenza che giustamente ha preteso anche l’associazione PLUS qualche settimana fa denunciando pubblicamente la disfunzione nel rapporto con gli organi preposti per quanto riguarda le attività al BLQ Checkpoint.

Se Bologna vuole davvero dimostrarsi progressista noi crediamo che non possa permettersi di abbandonare a sé stesse realtà che fanno un lavoro di tale impatto sociale e politico, soprattutto nel periodo storico in cui viviamo e in una fase di crisi profonda, forse irreversibile, del tanto decantato modello emiliano-romagnolo. Un modello dentro e contro il quale abbiamo lottato per creare dal basso esperienze come il Laboratorio Salute Popolare, ai bordi dei confini istituzionali, ma nel cuore della città.

Noi la nostra parte la stiamo già facendo, ognuno faccia la propria!

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